Le denominazioni e gli stili dell’Espresso Italiano

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Da quando l’Italia ha cominciato a valorizzare il proprio tesoro enogastronomico entro e oltre confine, le denominazioni dei prodotti si sono arricchite di parole fino ad allora sconosciute. Oggi non è strano, per esempio parlando di vino, citare i famosi “cru”, ossia singoli vigneti con le proprie caratteristiche particolari oppure interi territori accomunati da una coltivazione con peculiarità uniche.

Sicuramente il vino è stato pioniere in tal senso, ma non è certo il solo prodotto per il quale la denominazione regionale è diventata fondamentale. Basti pensare al cioccolato e al caffè, per i quali si parla sempre più spesso di “monorigine”, un termine che specifica che le fave di cacao e i chicchi di caffè, in questo caso, provengono da un’unica zona e da un’unica piantagione.

La narrazione che ne consegue permette non solo di sottolineare la qualità del prodotto in sé ma anche di raccontarlo al consumatore in modo quasi interattivo, facendolo cioè viaggiare attraverso luoghi lontani senza bisogno di spostarsi fisicamente ma semplicemente bevendo un caffè.

A differenza di quanto capita per il vino, la narrazione del caffè ci porta necessariamente fuori dall’Italia, ma allora viene da chiedersi: come mai l’Espresso Italiano, regolamentato dal suo rigido disciplinare, è così famoso nel mondo?

La risposta sta nella sensorialità: l’Istituto Espresso Italiano, dopo anni di ricerche, è arrivato a codificare i diversi tipi di Espresso Italiani secondo un sistema basato sulla percezione dei consumatori. Il risultato sono cinque stili diversi: Alpino, Padano, Tirreno, Centrale e Meridionale. Le differenze stanno, naturalmente, nelle diverse lavorazioni che, a loro volta, derivano da culture gastronomiche diverse e tipiche di ogni singola zona. L’Espresso Italiano resta quindi un unicum, ma attraverso questi cinque stili acquista altrettante denominazioni territoriali che ne comunicano la varietà di espressione.

Durante Host 2019 (Equipment, Coffee and Food), tredici miscele qualificate dall’Istituto Espresso Italiano sono state servite in modo anonimo a un pubblico casuale, al quale dopo la degustazione è stato richiesto di indovinare l’origine e indicare il gradimento personale della tazzina proposta.

I risultati a livello geografico hanno dimostrato che, delle cinque denominazioni, quella Meridionale e quella Alpina sono state quelle maggiormente riconosciute, mentre quella Padana e quella Centrale sono spesso state confuse tra loro. Infine, il tipo Tirrenico è stata quello meno riconosciuto.

A livello di piacevolezza è stato invece riscontrato come nessuna delle cinque denominazioni sia stata nettamente preferita alle altre, risultato che conferma l’assoluta qualità di tutte le espressioni del caffè italiano.

 

Vediamo ora le caratteristiche di ogni stile:

ALPINO

Un prodotto fresco, con sentori di fiori e frutta fresca e note di pasticceria

 

PADANO

Corposo, ricco di sentori di cacao, frutta secca e liquirizia

 

TIRRENO

Molto armonioso, con fiori, frutta fresca e secca che sposano note di pasticceria

 

CENTRALE

Rotondo e corposo con note speziate che abbracciano sentori di frutta secca, pasticceria e pane

 

MERIDIONALE

Colore e corpo intensi, pepe e chiodi di garofano preponderanti insieme al cacao